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OPINIONE

Transfer pricing: esempio di «fatto valutativo» e riflessi sanzionatori

Le sanzioni tributarie , penali e amministrative, si giustificano quando al Fisco viene nascosta , o rappresentata in modo alterato, la realtà materiale . Ciò non accade non solo per le questioni di diritto, ma anche per la stima del valore normale di operazioni correttamente rappresentate nei loro aspetti materiali , come in materia di transfer pricing . 

ACCERTAMENTO

(Ir)rilevanza penale dei prezzi di trasferimento

Nell’accezione più utilizzata, l’espressione « transfer pricing » individua una variegata categoria di comportamenti, censurati dagli ordinamenti tributari dei Paesi ad economia avanzata, che utilizzano le operazioni infragruppo come veicolo di pianificazione fiscale . La causa comune a queste pratiche risiede nell’alterazione dei prezzi dei beni e dei servizi scambiati tra soggetti negoziali legati da particolari vincoli giuridici e/o economici, situate in Stati diversi e, dunque, assoggettate a differenti giurisdizioni tributarie. L’effetto che ne deriva è quello di concentrare la maggior parte dei profitti maturati in seno alle organizzazioni internazionali presso le entità legali che godono di una minore pressione fiscale , riducendo corrispondentemente la redditività delle imprese sottoposte ad una fiscalità più onerosa , con sensibili risparmi d’imposta per il gruppo imprenditoriale complessivamente inteso. Scopo del presente lavoro è individuare il trattamento sanzionatorio amministrativo e, in particolar modo, penale a cui tali pratiche sono soggette .

Atto tributario e documento informatico: una liaison pericolosa

Con l’entrata in vigore della normativa (art. 7-quater, D.L. 22 ottobre 2016, n. 193, conv. con modif. con L. 1° dicembre 2016, n. 225) 1 che permetterà anche all’ Agenzia delle Entrate , a partire dal prossimo 1° luglio, di notificare i propri atti tramite Pec e di superare i « vecchi » problemi legati alla notifica a mezzo posta 2 , assistiamo a « nuovi » problemi relativi agli atti tributari emessi in modalità di documento informatico notificati attraverso il canale telematico . Emblematica è la sentenza 1023/1/17 della Ctp di Milano depositata il 3 febbraio 2017, nella quale la notifica della cartella di pagamento nell'errato formato digitale «pdf» anzichè in quello corretto «.p7m» rende illegittima l’intera cartella di pagamento.

Fittizie residenze all'estero

L’ Agenzia delle Entrate con il provvedimento 3 marzo 2017 ha programmato anche per quest’anno l’ acquisizione di informazioni per l’ individuazione di soggetti che potrebbero aver trasferito in modo fittizio la residenza all’ estero . Non è noto evidentemente quanto il contenuto della direttiva rappresenti effettivamente l’avvio dei controlli in questione, ovvero costituisca una sorta di incentivo «forzato» ad aderire alla voluntary disclosure che, per quanto è dato sapere, non sta riscuotendo molto successo. Il rilevamento da parte dell’Amministrazione dei nominativi di coloro che risultano emigrati in Paesi esteri, più o meno a fiscalità privilegiata, non deve, così, destare particolare allarme, perché si tratta di un’attività ormai svolta da circa venti anni. Sin dal 1999 la Direzione accertamento concludeva la C.M. 140/E precisando che « allo scopo di integrare l'attività di ricerca (…) si fa riserva di trasmettere ulteriori elenchi selettivi relativi a cittadini italiani anagraficamente emigrati negli Stati e territori individuati dal decreto 4/5/99 ». Cionondimeno vediamo in concreto quali sono i principali spunti difensivi che il contribuente potrà utilizzare in caso di controlli .

Nuovi indici sintetici di affidabilità

Dal 2017 gli indici di affidabilità economica sostituiranno gli studi di settore . I nuovi indici di affidabilità economica (Isa) saranno costruiti sulla base di una metodologia statistico-economica innovativa che prende in considerazione molteplici elementi: La strada si presenta comunque in salita, poiché per l’annualità d’imposta 2017 si stima che gli indici disponibili saranno solo per 70 settori di attività, rinviando al 2018 per i restanti 80 .

Reati fiscali: le pene accessorie

Nei casi in cui vi siano dei reati di natura fiscale il giudice ha il compito di applicare una pena accessoria che sia pari a quel la principale , quando non è prestabilita dalla normativa vigente; in caso contrario , invece, il giudice deve attenersi nell’ambito delle disposizioni prefissate dalle norme in vigore. Occorre, infatti ricordare che le « pene accessorie sono delle pene previste per accompagnare la pene principali col le gate agli illeciti penali ». Da qui appunto l'accessorietà: queste pene infatti non possono essere comminate da sole, ma possono solo accompagnare la pena principale.

Lavoratori in nero e accertamento induttivo

Con un’inversione di rotta rispetto al passato, la Corte di Cassazione con la sentenza 31 gennaio 2017, n. 2466 ha affermato il principio in base al quale il mero riscontro di personale dipendente non dichiarato non costituisce circostanza di per sé idonea a legittimare l’ accertamento induttivo del reddito. Si deve piuttosto avere riguardo all’ incidenza del costo sostenuto, alla sua rilevanza sull’ attività dell’ azienda e al numero complessivo dei lavoratori impiegati . Il dibattito tra i giudici di legittimità rimane tuttavia aperto.

Violazioni formali alla luce del nuovo sistema sanzionatorio

Recentemente la Corte di Cassazione ha chiarito che l’ omess o o anche solo il ritardato versamento di un tributo rappresenta una violazione sostanziale che arreca pregiudizio alle casse erariali e pertanto è legittima l’applicazione di una sanzione . Il chiarimento offre lo spunto per alcune riflessioni sulla delicata questione della formalità o meno di una violazione tributaria e la sua conseguente sanzionabilità, anche alla luce della riforma del sistema.

Irap e professionisti

Secondo la Corte di Cassazione - ordinanza 18 novembre 2016 (28 settembre 2016), n. 23557 - il valore assoluto dei compensi e dei costi esposti da un professionista, così come il loro reciproco rapporto percentuale, non costituiscono elementi utili per desumere l’esistenza di un’ autonoma organizzazione rilevante ai fini Irap. Neppure l’utilizzo dello studio del padre è indice della presenza del presupposto Irap, in quanto si tratta di un'organizzazione altrui utilizzata semplicemente come luogo fisico all’interno della quale si esplica l’attività professionale.

RISCOSSIONE

Confisca «allargata»: rilevanza dei proventi dell'evasione fiscale

La recente sentenza della Corte di Cassazione 16 febbraio 2017, n. 7464 in tema di confisca « allargata » o «per sproporzione » di cui all’art. 12-sexies, D.L. 8 giugno 1992, n. 306, conv. con modif. con L. 7 agosto 1992, n. 356, fornisce lo spunto per approfondire la natura e le caratteristiche di un istituto che, utilizzato correttamente, rappresenta uno degli strumenti più efficaci di contrasto all’ accumulo di patrimoni illeciti soprattutto nell’ambito dei reati della criminalità organizzata .

CONTENZIOSO

Rassegna Massimario

Osservatorio di giurisprudenza e di prassi

Secondo le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, l' efficacia estintiva della cancellazione dal Registro delle imprese vale anche per la società di persone , con la conseguente conclusione della ridotta capacità e soggettività di cui queste ultime sono dotate, anche qualora perdurino rapporti giuridici o azioni in cui le stesse siano parti. Da ciò deriva che, dopo la cancellazione, la società di persone , da un lato, non può più essere notificataria di provvedimenti impositivi (accertamenti, cartelle di pagamento), dall’altro, non può stare in giudizio in quanto sfornita di legittimazione processuale (Corte Cassazione, Sezioni Unite, sentenze 22 febbraio 2010, n. 4060, 4061 e 4062).

Società estinte: modalità di riscossione dei crediti

Per le società estinte , l’ istanza di rimborso e l’eventuale successiva impugnazione del diniego tacito o espresso da parte dell’Amministrazione finanziaria vanno sempre proposte dai soci e non dal legale rappresentante . La questione è di grande attualità laddove numerose sono le società che, pur essendocessate, continuano a vantare , ad esempio, un credito Iva o un altro credito d’ imposta nei confronti dell’ Erario e per le quali i loro liquidatori, in qualità di legali rappresentanti, presentano dapprima l’istanza all’Ufficio e, successivamente, impugnano il diniego dell’ente impositore dinanzi al giudice tributario che, senza peraltro entrare nel merito della spettanza, dichiara l’inammissibilità del ricorso per difetto di legittimazione attiva. Anche se, infatti, la normativa sulle procedure di sollecita esecuzione dei rimborsi dell’Iva, così come prevista dal D.M. 26 febbraio 1992 (art. 5) stabilisce che, qualora una società sia stata cancellata dal Registro delle imprese, l’Ufficio può eseguire il rimborso al liquidatore, nella sua qualità di rappresentante legale della società in fase di estinzione, un consolidato orientamento giurisprudenziale e di prassi statuisce che, in presenza di cancellazione della società, il rimborsi spetti, se dovuto, ai soci pro-quota .

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